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Spazio

In Orbita Biomass: il Satellite ESA che Misurerà il Carbonio delle Foreste

By Redazione
Last updated: Aprile 30, 2025
7 Min Read
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ESA Biomass

Biomass, un lancio cruciale per la scienza del clima ha illuminato il cielo della Guyana Francese nelle prime ore del mattino del 29 aprile 2025. Il vettore europeo Vega-C, realizzato da Avio, ha portato a termine con successo la sua missione, rilasciando in orbita Biomass, l’ultimo satellite del programma Earth Explorer dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Questa missione pionieristica è destinata a fornire risposte a una delle domande più pressanti nell’era del cambiamento climatico: quanto carbonio è realmente immagazzinato nelle foreste del nostro pianeta?

Contents
Il “Peso” Sconosciuto delle Foreste nel Ciclo del CarbonioUna “Ecografia Orbitale” con Radar in Banda PBiomass “Addestrato” dalla Foresta AmazzonicaApplicazioni Oltre il Carbonio e Collaborazione Europea

Per i prossimi cinque anni, da un’orbita polare a 666 chilometri di altitudine, Biomass utilizzerà una tecnologia radar mai impiegata prima dallo spazio per “pesare” le foreste del mondo con una precisione senza precedenti, colmando una lacuna critica nella nostra comprensione del ciclo globale del carbonio e fornendo dati essenziali per affinare i modelli climatici e guidare le politiche ambientali.

Il “Peso” Sconosciuto delle Foreste nel Ciclo del Carbonio

La motivazione scientifica alla base di Biomass è tanto semplice quanto fondamentale. Come ha sottolineato Mark Drinkwater, responsabile delle missioni scientifiche dell’ESA, “Gli alberi e le aree verdi del mondo custodiscono il 30% di tutto il carbonio del nostro Pianeta, ma non sappiamo precisamente quanto sia”. Questa incertezza su una componente così vasta del bilancio globale del carbonio rappresenta un ostacolo significativo alla modellizzazione accurata dei cambiamenti climatici e alla valutazione dell’efficacia delle misure di mitigazione, come la lotta alla deforestazione o i progetti di rimboschimento. Le stime attuali della biomassa forestale globale, e quindi del carbonio in essa contenuto, sono infatti ancora basate su estrapolazioni e misurazioni indirette, con margini di errore considerevoli. Biomass nasce proprio per superare questo limite.

Una “Ecografia Orbitale” con Radar in Banda P

La chiave tecnologica della missione è il suo strumento principale: il primo radar ad apertura sintetica (SAR) operante in banda P mai lanciato nello spazio. Le onde radar in questa specifica lunghezza d’onda hanno la capacità unica di penetrare la fitta coltre di foglie delle foreste (“vedere sotto le chiome”, come descritto dagli scienziati) e interagire direttamente con le strutture legnose più massicce: tronchi, grandi rami e fusti degli alberi. È proprio in queste componenti che si concentra la stragrande maggioranza del carbonio immagazzinato in una foresta.

Il satellite è equipaggiato con un’antenna imponente per raccogliere i segnali radar riflessi: un riflettore a maglie larghe di ben 12 metri di diametro, dispiegato nello spazio e sostenuto da un braccio lungo 7,5 metri. Utilizzando tecniche di polarimetria radar (analizzando cioè come le onde radar cambiano orientamento interagendo con la foresta), Biomass sarà in grado di generare mappe tridimensionali della densità e dell’altezza della vegetazione sottostante. Questi dati permetteranno agli scienziati di calcolare la biomassa – la quantità di materia organica vivente – con un dettaglio e una copertura globale finora impensabili, fornendo stime molto più accurate del carbonio forestale. Il processo è stato paragonato a una sorta di gigantesca “ecografia orbitale” del pianeta verde.

Biomass “Addestrato” dalla Foresta Amazzonica

Lo sviluppo di un sensore così innovativo ha richiesto una fase preparatoria unica. Per assicurarsi che il satellite fosse in grado di interpretare correttamente i segnali radar provenienti da ecosistemi complessi come le foreste tropicali, il team scientifico ha letteralmente “addestrato” gli algoritmi di Biomass. Fondamentale è stato il contributo del centro di ricerca di Paracou, situato nella stessa Guyana Francese da cui è avvenuto il lancio. Per anni, i ricercatori di Paracou hanno raccolto dati dettagliati sulla foresta pluviale locale, sia a terra sia utilizzando sensori radar simili a quello di Biomass, montati su torri e aerei.

“Abbiamo dovuto prima di tutto capire la foresta”, ha spiegato Thuy Le Toan, scienziata considerata l’ideatrice del concetto alla base di Biomass. “Solo così potevamo progettare un satellite capace di captarne ogni minimo cambiamento”. Questo intenso lavoro di calibrazione e validazione a terra è stato essenziale per sviluppare i modelli che permetteranno di tradurre i dati grezzi del radar satellitare in stime affidabili di biomassa.

Applicazioni Oltre il Carbonio e Collaborazione Europea

Una volta pienamente operativo, Biomass non si limiterà a fornire una mappa statica del carbonio forestale. La sua capacità di osservare ripetutamente le stesse aree permetterà di monitorare quasi in tempo reale dinamiche cruciali come la deforestazione, il degrado forestale (ad esempio a causa di incendi o sfruttamento selettivo) e i processi di ricrescita della vegetazione. “Con Biomass – ha sottolineato Simonetta Cheli, direttrice dei Programmi di Osservazione della Terra dell’ESA – potremo finalmente definire con grande dettaglio il contributo delle foreste al ciclo del carbonio. Dati che finora mancavano e che colmeranno una mancanza di informazioni cruciale per i modelli climatici”.

Ma le capacità del satellite vanno anche oltre lo studio delle foreste. I dati raccolti dal radar in banda P si riveleranno utili anche per altre discipline scientifiche: potranno fornire informazioni per lo studio della biodiversità associata alle strutture forestali, per l’analisi della geologia superficiale e sub-superficiale nelle aree desertiche (dove le onde radar possono penetrare la sabbia asciutta), per comprendere meglio la struttura interna delle calotte glaciali e per la mappatura dettagliata della topografia sotto le foreste. Biomass si configura quindi come un vero e proprio laboratorio orbitante multidisciplinare.

Il successo del lancio e la complessità della missione sono frutto di una vasta collaborazione industriale europea. Oltre 50 aziende hanno contribuito al progetto, sotto la guida del prime contractor Airbus UK. Un ruolo di rilievo è stato giocato anche dall’industria italiana, con contributi importanti da parte di Leonardo per la componentistica e di Avio per la realizzazione del lanciatore Vega-C che ha portato il satellite in orbita. Un team paneuropeo unito per fornire alla comunità scientifica e ai decisori politici uno strumento fondamentale nella comprensione e nella lotta ai cambiamenti climatici. Con Biomass, lo sguardo dallo spazio promette di rivelare i segreti nascosti nel cuore verde del nostro pianeta.

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